Nel 1939, Ernst Lubitsch compie il miracolo: far ridere Greta Garbo. Ma “Ninotchka” è molto più di questo. È satira politica mascherata da commedia romantica, è una rigida commissaria sovietica che scopre Parigi e l’amore, è il trionfo dell’umanità sulla propaganda.
Con Melvyn Douglas nei panni di un conte seduttore e la sceneggiatura firmata anche da Billy Wilder, il film rappresenta l’apice della maestria del “Lubitsch touch”: eleganza, intelligenza e una risata che nasconde una critica feroce al totalitarismo. Un capolavoro che parla di libertà individuale contro conformismo collettivo, di diritto alla felicità personale contro dovere sociale.
A ottantacinque anni di distanza, “Ninotchka” conserva intatta la sua capacità di divertire e far riflettere, dimostrando come il cinema possa essere insieme arte e intrattenimento.