Recensione “La signora omicidi” di Alexander Mackendrick (1955)
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Recensione “La signora omicidi” di Alexander Mackendrick (1955)

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Nel 1955, Alexander Mackendrick firma uno dei capolavori assoluti della commedia nera britannica: “La signora omicidi”. Un film che, sotto l’apparente leggerezza di una farsa criminale, nasconde una delle analisi più spietate mai realizzate sulla natura del male e sull’ipocrisia della rispettabilità borghese. Con un cast straordinario guidato da Alec Guinness, Peter Sellers e Herbert Lom, il regista scozzese costruisce un’architettura narrativa di precisione chirurgica dove ogni elemento concorre a creare un universo grottesco eppure terribilmente credibile.

Katie Johnson, nei panni dell’apparentemente innocua Mrs. Wilberforce, domina la scena con un’interpretazione di sottile perfidia che anticipa di decenni gli antieroi del cinema contemporaneo. Mackendrick trasforma una storia di criminali maldestri in una parabola feroce sui meccanismi del potere, creando un’opera che sa essere insieme feroce e delicata, crudele e compassionevole. A quasi settant’anni dalla sua uscita, “La signora omicidi” conserva intatta la sua capacità di divertire e inquietare, confermandosi come uno di quei capolavori indispensabili che continuano a rivelare nuovi significati a ogni visione.

Un film che dimostra come la vera mostruosità spesso si nasconda dietro i sorrisi più innocenti e le apparenze più rassicuranti.

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