Nel 1985 Lasse Hallström firma un piccolo capolavoro che racconta l’infanzia senza retorica né nostalgia. “La mia vita a quattro zampe” è la storia di Ingemar, dodicenne svedese che affronta la malattia della madre e l’assenza del padre trasferendosi in un paesino di campagna.
Tra la neve eterna della provincia svedese e la metafora straziante della cagnetta Laika spedita sola nello spazio, il film esplora con delicatezza rara la solitudine infantile e la capacità di resistere al dolore. Un’opera che ha portato il cinema svedese agli Oscar e che resta una delle rappresentazioni più autentiche e toccanti dell’infanzia mai portate sullo schermo.
Hallström dimostra che si può parlare di sofferenza senza vittimismo e di crescita senza zucchero, regalandoci un film necessario che commuove proprio per la sua mancanza di sentimentalismi.