Nella Liegi notturna del 1931, tra nebbie del fiume Mosa e locali malfamati, Georges Simenon plasma uno dei primi casi del commissario Maigret. “La ballerina del Gai-Moulin” ci trasporta in un’indagine che è molto più di un semplice giallo: è un’esplorazione dell’animo umano, un ritratto spietato della provincia belga tra le due guerre, dove la rispettabilità borghese convive a pochi passi dal crimine. Due giovani annoiati, un omicidio misterioso, un locale notturno che nasconde segreti: Simenon costruisce un’atmosfera opprimente dove i confini tra colpa e innocenza si fanno sfumati. Il commissario Maigret, ancora lontano dalla maturità filosofica delle opere successive, ci appare qui in formazione, già dotato però di quella straordinaria capacità di comprendere le motivazioni profonde dei crimini. Un classico del romanzo poliziesco europeo che dimostra come il genere possa elevarsi a riflessione sociale e psicologica, mantenendo intatta, a distanza di oltre novant’anni, la capacità di affascinare e inquietare.