Recensione “I soliti ignoti” di Mario Monicelli (1958)
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Recensione “I soliti ignoti” di Mario Monicelli (1958)

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“– Dimmi un po’ ragassolo, tu conosci un certo Mario che abita qua intorno? – Qui de Mario ce ne so’ cento. – Oh sì va bene, ma questo l’è uno che ruba… – Sempre cento so’!” Con questo fulminante scambio di battute si apre uno dei capolavori assoluti del cinema italiano. Nel 1958 Mario Monicelli, insieme a Age, Furio Scarpelli e Suso Cecchi D’Amico, realizza un film che trasforma la miseria del dopoguerra romano in commedia immortale. Una banda di maldestri rapinatori, guidati da un Vittorio Gassman in stato di grazia, tenta un colpo impossibile nella Roma popolare degli anni Cinquanta. Ma “I soliti ignoti” è molto più di una commedia: è un ritratto sociale spietato e tenero insieme, che ha lanciato Gassman nella commedia e ha segnato l’esordio cinematografico di Claudia Cardinale. Un’opera che ha creato situazioni e battute entrate nel DNA della cultura italiana, e che continua a parlare al presente con una freschezza sorprendente. Scopriamo insieme perché questo film rappresenta una delle pietre angolari non solo del nostro cinema, ma della cinematografia mondiale.