Recensione “Gli uomini, che mascalzoni…” di Mario Camerini (1932)
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Recensione “Gli uomini, che mascalzoni…” di Mario Camerini (1932)

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Nel 1932, mentre il regime fascista imponeva la sua retorica anche al cinema, Mario Camerini realizza invece un piccolo miracolo di leggerezza e modernità. “Gli uomini, che mascalzoni!” racconta la storia d’amore tra Bruno, giovane autista interpretato da un ventottenne Vittorio De Sica, e Mariuccia, commessa di un grande magazzino milanese. Il film porta la macchina da presa nelle strade di una Milano che non esiste più, tra Navigli, tram e parchi, restituendo la vita quotidiana della piccola borghesia con uno sguardo tenero e ironico. Camerini anticipa di oltre dieci anni il neorealismo, filmando persone comuni con sogni modesti in una città autentica e pulsante. La celebre gita ai laghi diventa una sinfonia visiva sulla libertà e l’evasione. Un capolavoro del cinema italiano che dimostra come si possa essere rivoluzionari raccontando storie apparentemente semplici, dove le piccole imposture nascondono bisogni profondamente umani di dignità e felicità.

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