Recensione “Betty” di Claude Chabrol (1992)
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Recensione “Betty” di Claude Chabrol (1992)

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“Betty” di Claude Chabrol, uscito nel 1992 e tratto dall’omonimo romanzo di Georges Simenon, è un ritratto psicologico profondo e spietato dell’autodistruzione femminile. Marie Trintignant offre una interpretazione straordinaria e coraggiosa nel ruolo della protagonista, una donna borghese in fuga da se stessa che trova rifugio nell’alcol e in un locale anonimo, dove incontra la misteriosa Laure (Stéphane Audran). Chabrol orchestra con maestria un gioco di specchi tra le due donne, scandagliando senza giudizio morale i meandri della vergogna, del trauma e della dipendenza. La regia è elegante e distaccata, fedele allo stile del regista francese, che trasforma la materia narrativa di Simenon in un’opera di cinema d’autore raffinata e dolorosa. Un film necessario sulla fragilità umana e sul peso insostenibile dei segreti familiari.

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